sabato 6 maggio 2017

Cos’è la “tassa Airbnb”?

Cambiano le regole degli affitti a breve termine con l’introduzione della cosiddetta “norma Airbnb”, contenuta nella manovra del governo.
Lo scopo di tale misura è quello di risolvere il problema relativo all’evasione fiscale nel settore delle locazioni turistiche.
La nuova norma definisce “locazioni brevi” i “contratti di locazione di immobili ad uso abitativo di durata non superiore ai 30 giorni, stipulati da persone fisiche direttamente o tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali online”.
Oggi per questi affitti non è previsto nessun vincolo di registrazione, una delle cause dei forti tassi di “nero” tra gli affittuari.
Dal 1° giugno 2017 il proprietario potrà applicare la cedolare secca del 21% anche a questa tipologia di affitti, previa comunicazione all’agenzia delle Entrate di tale scelta.

Chi la deve pagare?

La misura è stata particolarmente discussa soprattutto per le implicazioni sulla piattaforma di condivisione più diffusa al mondo, Airbnb.
Gli intermediari immobiliari (agenzie e portali) dovrebbero infatti:
 – Inviare all’agenzia delle Entrate una comunicazione in occasione della stipula di ogni nuovo contratto.
 – Applicare una ritenuta del 21% sui proventi della locazione e versarla all’erario. Nel caso in cui sia stata applicata la cedolare, la ritenuta verrà fatta a titolo di imposta, altrimenti in caso di scelta per l’Iperf sarà un versamento a titolo di acconto ed il proprietario lo considererà all’interno dei conti dell’Iperf dovuta per quell’anno.
 – Inviare ai proprietari la Certificazione unica annuale con gli importi pagati a titolo di imposta o di acconto. La norma rischia quindi di caricare le piattaforme, che si definiscono semplici intermediari tra domanda e offerta, di un onere sproporzionato.
Il responsabile della società in Italia Matteo Stifanelli ha espresso la sua disponibilità a dialogare con il Fisco per trovare una soluzione al problema dell’evasione, rifiutando però l’ipotesi della cedolare: “Ci imporrebbe di conoscere in anticipo la situazione fiscale delle persone, ma noi non siamo un braccio dell’Agenzia delle entrate».

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